Anche se i media filo-establishment hanno cercato di ridicolizzare Jacques Cheminade per aver ricevuto meno dell’1% dei voti alle presidenziali del 2012, l’impatto politico del candidato di Solidarité & Progrès è stato tale che i principali partiti si sono dati da fare per impedigli una nuova chance.

Così il 9 docembre la Commissione legislativa dell’Assemblea Nazionale ha approvato un cambiamento delle regole per l’accesso ai media dei candidati alla Presidenza. Con la legge vigente c’è una sorta di “par condicio” per tutti i candidati, grandi e piccoli. Ognuno deve ottenere lo stesso spazio alla televisione e alla radio pubblica, dall’inizio ufficiale della campagna alla tornata elettorale finale. Una regola troppo pericolosa agli occhi dell’establishment. Perciò, alla fine di ottobre, il presidente della Commissione, il socialista Jean-Jacques Urvoas, ha presentato una “modernizzazione” della legge, che assegnerebbe spazi radiotelevisivi in proporzione ai precedenti risultati elettorali dei candidati o addirittura ai sondaggi. Un chiaro trucco per restringere il dibattito a chi è già al potere.

Il 9 dicembre, nel dibattito, Urvoas ha citato esplicitamente il caso di Cheminade per giustificare la modifica. Apparentemente, hanno protestato solo gli ecologisti e l’Unione dei Democratici e degli Indipendenti.

Solidarité et Progres, il partito guidato da Cheminade, sta diffondendo una petizione contro la proposta. Si tratta di una perversione del sistema creato da De Gaulle, che concepiva la Presidenza come un rapporto speciale tra un individuo e il popolo francese, indipendentemente dai partiti e dalle “élite parigine”. Per qualificarsi come candidato, occorrono attualmente cinquecento firme di grandi elettori, in particolare tra i trentaseimila sindaci che tendono ad essere indipendenti e disposti a promuovere nuovi personaggi.

Inoltre, la nuova legge limiterebbe la campagna a sole due settimane e disporrebbe la pubblicazione dei nomi degli sponsor non appena presentati al Consiglio Costituzionale, invece che otto giorni prima del voto. L’implicazione ovvia è che ciò permetterebbe di esercitare pressioni sugli sponsor e scoraggiare ulteriori adesioni.

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Jacque Cheminade denuncia la manovra del socialista Jean-Jacques Urvoas

Urvoas: “Oggi non pensiamo che il sistema sia ideale. È già sull’equità. Semplicemente, c’è un’ipocrisia: quando Jacques Cheminade fa lo 0,25% delle preferenze, nel momento del voto decisivo, non mi sembra anormale che egli non abbia esattamente lo stesso trattamento di quelli che nei sondaggi…”

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