La Conferenza Italia-Africa si è aperta il 29 gennaio a Roma, per lanciare il tanto propagandato “Piano Mattei” del governo Meloni. Tuttavia, la conferenza dovrebbe essere ribattezzata “UE-Italia-Africa”, in quanto Meloni e Tajani (che presiederà la cabina di regia del Piano Mattei) hanno invitato l’intera leadership dell’UE: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio UE Michel e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Tutti e tre hanno preso la parola alla sessione plenaria, insieme a due membri del governo italiano e solo due leader africani, nonostante la partecipazione di 25 tra Capi di Stato e di governo africani. “Avremmo preferito che ci aveste consultati”, ha osservato il presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki, per poi aggiungere cortesemente che “l’Africa è pronta a discutere i contorni e le modalità di attuazione del Piano Mattei”.
Purtroppo, stando a quanto è stato reso noto finora, il cosiddetto “Piano Mattei” assomiglia sempre più a una truffa ai danni dei consumatori. Infatti, nonostante si parli genericamente di investimenti, sviluppo, infrastrutture, ecc., gli unici progetti concreti di cui si parla sono quelli per fonti energetiche e progetti agricoli “sostenibili”. In altre parole, sembra che il “Piano Mattei” sia la copertura per esportare il Green Deal dell’UE attraverso l’Italia, verso l’Africa. E alcuni riferimenti negativi alle pratiche “predatorie” della Cina in Africa da parte di membri della coalizione di governo italiana rafforzano il sospetto che il Piano Mattei sia stato teleguidato da Bruxelles.
La buona notizia è che il progetto Transaqua, l’unica vera grande infrastruttura di matrice italiana che potrebbe efficacemente dare un impulso allo sviluppo dell’Africa e invertire i flussi migratori, è stato sottoposto all’attenzione della Cabina di regia.
Per il momento, ci sentiamo di condividere quanto Domenico Quirico ha scritto su La Stampa del 23 gennaio: “Mi viene da pensare che gli ideatori, con ingenua innocenza, non siano mai andati oltre il recinto degli alberghi africani a cinque stelle e delle accoglienti ambasciate. Perché avrebbero scoperto che decine di milioni di africani da contrattualizzare non sanno che farsene della modernizzazione digitale, hanno il problema paleolitico della mancanza di acqua potabile e di energia elettrica a cui colonizzatori ed eredi non hanno neppur pensato”.
Dicevamo che, secondo quanto risulta all’EIR, ai responsabili del prossimo passo del Piano Mattei, cioè alle commissioni che dovranno esaminare congiuntamente i progetti da finanziare, è stato presentato il piano Transaqua, un gigantesco piano infrastrutturale per portare acqua, elettricità, vie di trasporto e produzione agricola in Africa centrale. I nostri lettori conoscono il piano Transaqua per il trasferimento idrico dal bacino del Congo a quello del Lago Ciad. All’apertura della conferenza Italia-Africa, il 29 gennaio, il “Quotidiano del Sud” ha pubblicato un richiamo al governo con un importante articolo di Ercole Incalza, uno dei padri dell’Alta Velocità.
Incalza, presente alla conferenza di Abuja del 2018 in cui i Paesi del bacino del Lago Ciad adottarono il progetto Transaqua, ha scritto: “Sarebbe utile che l’attuale governo prendesse visione di una simile proposta, perché potrebbe forse finalmente fare riferimento non ad un’ipotesi ma a una realtà congeniale con ciò che chiamiamo ‘Piano Mattei'” (https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/laltravoce-dei-ventenni/infrastrutture/2024/01/29/piano-mattei-ora-servono-proposte-concrete). L’adozione del piano Transaqua è la cartina di tornasole per stabilire se la proposta della Meloni di sviluppare l’Africa con uno spirito “non predatorio” è vera.