Il 12 novembre di sedici anni fa veniva formalmente abrogata negli Stati Uniti la legge Glass-Steagall, che regolava l’attività bancaria e in particolare vietava alle banche commerciali l’attività di trading finanziario. L’anniversario ha offerto l’occasione per rinnovati appelli al suo ripristino.

La democratica Marcy Kaptur, la prima ad aver depositato un disegno di legge al proposito, è intervenuta in aula al Congresso il 5 novembre per sollecitare i colleghi a sostenere la legge, che ha ora settanta firmatari.

La voce più significativa che si è levata a favore del ripristino è quella dell’ex capo di Citibank, John Reed, colui che più di altri si era adoperato per l’abrogazione. Il suo editoriale sul Financial Times del 12 novembre era intitolato: “Avevamo torto sulla banca universale”.

Reed giunge alla seguente conclusione: “Riflettendo negli anni dopo il 1999, penso che lezioni di Glass-Steagall e della sua abrogazione suggeriscono che il modello di banca universale sia inerentemente instabile e non funzionante. Nessuna ristrutturazione, cambio di gestione o regolamentazione sarà mai in grado di cambiare ciò.”

Tre giorni dopo, lo stesso quotidiano londinese ha pubblicato la lettera di un industriale di Seattle, Michael E. Andrews, che si dichiarava completamente a favore delle argomentazioni di Reed, con il titolo “L’incompatibilità di due culture profondamente diverse”.

“Per molti anni, mentre Glass-Steagall era in vigore negli USA”, scrive Andrews, “ho fornito consulenze legali a banche e banchieri che operavano in modo tradizionale. Da allora, ho fatto molti anni di esperienza con le banche d’affari e la loro cultura. Le due esperienze mi dicono che Mr. Reed ha ragione. Le culture di questi due tipi di istituti sono profondamente diverse e non compatibili nello stesso istituto… Questo non è un matrimonio sano né – come indica Mr. Reed – necessario”.

“Naturalmente, quelli che fanno trading finanziario saranno sempre a favore della banca universale, perché la comodità implicita dei depositi garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation mitiga i rischi della banca d’affari”.